Earthset “In a State of Altered Unconsciousness
Label:Seahorse Recordings

Ufficio Stampa:Blob Agency
Data di Uscita :26/10/2015

Itunes:  https://itunes.apple.com/it/album/in-state-altered-unconsciousness/id1037646070

Fb:https://www.facebook.com/Earthset

Video ufficiale di “rEvolution of the Species”: https://www.youtube.com/watch?v=JGSGU8S1d1E

In a State of Altered Unconsciousness” è il disco d’esordio degli Earthset, giovane gruppo indipendente nato a Bologna, in uscita per Seahorse Recordings il 26 ottobre 2015 e distribuito da Audioglobe/The Orchard.

Insieme dal 2012, dopo un primo demoEP uscito nel 2013 e due anni trascorsi a proporre dal vivo il proprio repertorio di inediti in lingua inglese, suonando nei principali club Bolognesi (Freakout Club, Arterìa, e le aperture al Locomotiv Club per i Martin Hagfors&C+C=Maxigross ed all’Alchemica Music Club per gli About Wayne) ed in parte dell’Emilia, nonché al The Good Ship di Londra, il gruppo si presenta all’esordio discografico con un concept album che racchiude brani scritti tra il 2012 ed il 2014.

Il disco è stato auprodotto con il prezioso contributo di Carlo Marrone (già produttore per “Petali” di Gianluca Mondo e polistrumentista con, tra gli altri, My Own Parasite, Carlomargot, Murder, attualmente Soren Larsen) che ha anche suonato in alcune tracce, ed Enrico Capalbo (fonico presso lo studio Fonoprint, e sound engineer per, tra gli altri, Arto Lindsay, Luca Carboni, Gianmaria Testa, Paolo Fresu, Ofeliadorme, Francesco Guccini, Humberto Gatica, polistrumentista attualmente Soren Larsen).

Le registrazioni si sono svolte sotto la guida di Carlo ed Enrico presso gli studi Fonoprint di Bologna in tre intense giornate in cui sono stati registrati tutti i brani, completi di parti strumentali e vocali.

Per riversare nel disco la carica e la dinamicità che il gruppo esprime sul palco, si è infatti scelto di registrare tutti i brani in multi traccia live, cioè registrando dal vivo l’esecuzione dell’intera band per le parti strumentali, per poi registrare le voci.

L’artwork, realizzato da Meuro Belfiore, raffigura una foresta immersa nella nebbia, immagine presente nell’ultimo brano del disco e che condensa l’aura di sospensione ed incertezza che attraversa il disco.

Ciascuna delle dieci tracce del disco è, infatti, espressione di un diverso “stato alterato di coscienza/incoscienza” che diventa ora fonte di riflessione, ora via per una più matura coscienza di sé, ora momento di ricercata o sofferta solitudine, ora di straniamento sensoriale e paura. Questa continua sensazione di smarrimento e ricerca di stabilità presente nei testi della band è espressa musicalmente attraverso una sezione ritmica sempre sostenuta ed incalzante, con la batteria di Emanuele Orsini ed il basso di Luigi Varanese, su cui Costantino Mazzoccoli ed Ezio Romano si alternano in intrecci armonici mai perfettamente consonanti di chitarre fredde e nervose, a far da tappeto alla voce di Ezio Romano, che “dialoga” con gli strumenti con linee altrettanto articolate e mutevoli, conferendo alla produzione della band un’ampia varietà di registri.

La musica della band sfugge a rigide classificazioni di genere: agli Earthset piace giocare con le armonie e con i suoni, arricchendo i propri brani di inserti ora noise, ora classicheggianti, mai banali e solo apparentemente fuori contesto, per creare una dinamica ed alternativa soluzione musicale che sorprenda e a volte “ferisca” l’ascoltatore. Nel disco, dunque, si spazia dall’indie rock al grunge, passando per la psichedelia ed il progressive. Tra i principali riferimenti del gruppo possono ritrovarsi i Pink Floyd (citati nel disco come “ispiratori”), Jeff Buckley, Sonic Youth, Smashing Pumpkins e Radiohead, ma non mancano venature new wave ed una certa attitudine punk rock.

La musica degli Earthset è pervasa di riferimenti alla filosofia ed alla psicoanalisi, alla sociologia, alle teorie economiche, alla mitologia ed alla letteratura, racchiuse in un disco il cui senso ultimo è una disincantata descrizione dell’esistenza vista da una prospettiva inusuale, un po’ cupa ma che non scivola mai verso il nichilismo. Perché questo è “Earthset”.

Un cambio assoluto di prospettiva, una vertigine in musica.