GIOVANNI MARTON

Presenta

OGNI SGUARDO NON È PERSO

Formulario di estetica stagionale

 

Etichetta: Seahorse Recordings

Distribuzione: Audioglobe

Data di pubblicazione:  12 Ottobre 2012

Singolo estratto per la radio: “L’ultimo sole”

Ospiti: Lele Battista, Fabio Cinti

 

Dopo “non sogno l’estate” pubblicato nel 2011 dall’etichetta di Garbo e Luca Urbani, Giovanni Marton impreziosisce il suo cantautorato new-wave con il sound acustico e glam tipico dei cantautori d’oltreoceano, approdando con il suo primo album alla Seahorse Recordings di Paolo Messere (prestigiosa etichetta indie e post-folk). “Ogni sguardo non è perso” è un concept-album di 14 brani. Il tema degli sguardi è presente in tutti i brani, intesi come collegamenti ipersensoriali fra le persone, che talvolta risultano profondi e complessi come squarci dello spazio-tempo a collegamento di universi paralleli. È evidente dal sottotitolo che il disco rappresenta un percorso fra le stagioni, concepite come atmosfere e pertanto ispiratrici di viaggi irreali e fantastici, espediente già usato dai primi artisti romantici d’Inghilterra nelle loro opere di poesia e di prosa. A tutto questo Giovanni Marton aggiunge il fascino delle produzioni cinematografiche e televisive degli anni ’80 e ‘90 che aprirono la mente di molte generazioni, sul tema di cosa ci sia “oltre il cielo” coniando il termine di cantautorato fantascientifico, e al tempo stesso discute, con un accento disperatamente nostalgico, il tema della borghesia statunitense della metà del ‘900, dipingendo a parole: viali alberati, bambini in bicicletta e staccionate bianche.

 

L’album si apre descrivendo le sensazioni della tarda estate collegate alla pre-adolescenza, narrando la sicurezza della casa di villeggiatura durante gli acquazzoni, le nottate con gli amici trasformate dalla fantasia in grandi avventure e le prime innocenti complicità con l’altro sesso, portando accenni di disillusione quando, cantando assieme a Lele Battista (La sintesi, Sanremo 2002) dice che di tutto questo “non rimane neanche l’ombra”.  L’atmosfera con il passare dei minuti s’incupisce, arriva l’inverno e la necessità di una riscoperta delle proprie origini, di viaggi oltre i limiti di questa realtà in una profonda comunione con lo spirito; situazione in cui interviene Fabio Cinti cantando “nuovi sistemi stellari”. Il disco ora tocca il suo apice nel brano “contro l’ordine” in cui viene fatto l’elenco punto per punto di ciò che ha distrutto l’idillio dell’umanità, descrivendo la violenza, l’ingiustizia e la bruttezza del mondo globalizzato, nella sudditanza alla finanza, e nella morale modernista. Ma in questo “gelo dell’inverno” si può cominciare a sentire il calore della primavera, che negli ultimi brani del disco è rappresentata dall’amore, e dalla romantica e idealistica visione di Dio e del destino.

 

 

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