P.oZ.“2974. Musik for Dark Airports” (Seahorse Recordings)
(250 copie vinile 12″ plus CD) 

Data di uscita :11/09/2014

File Under: Elettronica – Ambient – Dark

Distribuzione: Audioglobe/The Orchard




“2974. Musik for Dark Airports” (Seahorse Revordings) 
L’album è ispirato al crollo delle Torri Gemelle e dedicato alle vittime di tutti gli attentati aerei. Attraverso l’utilizzo di pianoforti e strumenti acustici preparati, strumenti analogici ed elettronici, fields recordings e cut ups, P.oZ. ha voluto ricreare un’atmosfera dark nella quale convivessero concreta ed elettronica minimale sia d’ambiente che da pseudo ballo
Realizzato in vari paesi come il precedente, vede la collaborazione di Sergio Altamura e Michele Salvemini, musicisti già affermati anche fuori dell’ Italia.

Il packaging contiene LP + CD ed una serie di fotografie dell’artista Yell Saccani.


BREVE BIOGRAFIA

P.oZ. è un combo nato nel 2001 dall’idea di Antonio Bufi e Antonio Lisena (già musicisti attivissimi  nell’area rock alternativo pugliese) di combinare musica elettronica e concreta con sonorità di matrice rock al fine di creare un suono completamente nuovo. Da qui nasce la .LAAB. RECORDS, etichetta nella quale vanno a confluire i vari progetti dei due nei quali convivono liberamente dub, industrial, concreta, psyko blues, crooning, elettronica minimale, dark, easy listening…

la loro prima pubblicazione, “61:16 – Viviamo in tempi moderni….dopotutto”, ne è l’esempio: pubblicato nel 2010 e accolto da recensioni entusiaste dalle maggiori riviste specializzate, ospita tre progetti differenti tra loro eppur complementari che evidenziano il background dei due che amano ospitare altri musicisti per arricchire il loro “sound”.


ALCUNE RECENSIONI DELL’ALBUM PRECEDENTE

BLOW UP. #142 – Marzo 2010 (pag. 102) 

BASSE FREQUENZE
P.oZ., The Dim Locator, Dok.Topùs
61:16 – Viviamo in Tempi Moderni …Dopotutto! – CD Laab

Progetto ambizioso corredato di un book-let molto curato, “61:16”
si articola in tre sezioni in cui i due titolari dell’opera (le cui identità
si celano dietro alle sigle A.B. e A.L.) cambiano nome al progetto
in base a come riescono a mutare il volto del loro suono. 
I cinque brani d’apertura di P.oz. si caratterizzano per sonorità
esotiche a metà  fra dubstep e asian underground (Kapyshola),
fra beats bradicardici, basse frequenze e incubi metropolitani.
La stessa tensione si respira nelle composizioni dei The Dim Locator,
centrate sull’uso della chitarra acustica (qualcosa ricorda i Death
in June di “Nada” e “The World That Summer”) ed orientate su
sonorità più oscure, che ben si addicono alle atmosfere noir evocate
dal duo (il Falso Incidente).
In chiusura, i quattro episodi di matrice prettamente elettronica firmati
Dok.Topùs coniugano con gusto la tradizione teutonica con un pizzico
di dance e visioni apocalittiche alla Coil (Happy Birthday Carousel),
degno finale per un album ricco di spunti interessanti (7)
Massimiliano Busti


COOL CLUB.IT (giugno 2010)


61:16 

Viviamo in Tempi Moderni… dopotutto! 
.Laab Records 

Quest’album registrato tra Antwerp e Molfetta presenta una curatissima veste grafica con foto surreali corredate di didascalie. Il battito primordiale è quello della dance intelligente vestita di nero, come nell’apertura glitch che si gonfia tra gli abrasivi campionamenti di voci. Poi si mischia l’elettronica con gli strumenti tradizionali che infondono la fisicità tipica del rock ricordando una versione strumentale degli ultimi Radiohead (Notizie Top Secret…). Kapysciola campiona voci esotiche e tablas su una base dance anni ’90. The Old Turtle e Il Falso Incidente svelano invece l’anima psych-rock dell’album con una murder song strumentale e un tappeto di visionario folk acustico che recita un testo in italiano. Folgorante la cupezza di The Ordinary Man bilanciata dalla melodia vocale sixties in stile Stone Roses. E nel finale una chiusura galoppante che ricorda le ultime produzioni di Apparat. Davvero un’ottimo lavoro. 
Tobia D’Onofrio




P.oZ. – 61:16 (.Laab. Records)
di  HYPERLINK “mailto:[email protected]Antonio Ranalli



Nastri, mixer, campionatori, strumenti convenzionali e non. Questo è il progetto dei P.oZ., che in “61:16” realizzano brani che si muovono tra musica classica contemporanea ed elettronica, senza dimenticare una sana matrice rock.I P.oZ. altro non sono che un duo che nasce a tra Molfetta e Anversa. Il disco, frutto di tre anni di lavoro, è decisamente singolare: oltre a cinque brani dei P.oZ. comprende anche i progetti The Dim Locator e Dok.Topùs. Dopo ben 20 anni di musica, passati a suonare in band di genere noise rock, il progetto P.oZ. ha preso forma con la volontà di lasciare una scia nel segno di artisti e compositori del calibro di John Cage, Richie Hawtin, Cabaret Voltaire, Can, Faust e Pan Sonic (tanto per citarne alcuni).La parte dei P.oZ. contenuta in “61:16 ha delle influenze molto dub che sfociano nell’industrial e nell’ambient, mischiando suoni elettronici ad elementi acustici e field recording. Nel disco sono fissati momenti dell’esistenza umana: la giovinezza, la scoperta del mondo, il ritorno, con l’analisi e la comprensione delle esperienze vissute. I titoli delle canzoni (come “1984”, posta in apertura del CD) sembrano trasferire la musica in una dimensione neomitologica allarmante e serena. E, tuttavia, la storia di questo lavoro è così interiormente umana, concepita in modo, forse, da coincidere con quella di ogni ascoltatore.“Notizie Top Secret da Sulmona” è ispirato, come spiegano gli autori, ad alcune “morti misteriose” avvenute nel “noto” istituto penitenziario di Sulmona (in provincia dell’Aquila). “Ma siccome pensiamo di essere due persone abbastanza ironiche”, affermano i P.oZ., “abbiamo pensato alla ricetta segreta dei mitici confetti!”.“Kapyshola” può essere paragonata ad una registrazione del vento solare intorno ad urano. Pura musica di avanguardia, ma anche un trattato di un’alta dimostrazione scientifica. Il brano è la registrazione delle particelle che si scontrano con i campi magnetici dei pianeti, onde radio tradotte in suoni.Dopo la curiosa “….”, arriva “Vienimi dietro” che può essere paragonata ad una carrellata di temi di protesta dagli anni’ 60 ad oggi: pacifismo, anti-autoritarismo, libertà sessuale, diritti umani, ambiente. Dal laser al computer, dal sintetizzatore ai timbri elettronici, tutto è stato al centro dello sviluppo della ricerca nella musica contemporanea. Ascoltando i P.oZ. è chiara l’idea che siamo ormai nella fase operativa e non più sperimentale. Non si tratta solo di singoli strumenti elettronici, ma di vere e proprio stazioni di lavoro musicale di estrema duttilità per gli artisti. L’euforia è veramente grande quando si entra in stretta connessione con lo strumento che da semplice elettronico diventa musicale ed artistico.Uno sguardo anche agli altri due progetti contenuti del CD, caratterizzato da un bellissimo libretto con immagini e foto artistiche. The Dim Locator ha una chiara e marcata connotazione acustica, con influenze che vanno dal blues più grezzo al tropicalismo sporco degli esordi del duo, toccando sfere di intimismo piacevole. Dok.Topùs propone invece un’elettronica easy listening e quasi danzereccia, anche qui con qualche elemento acustico e l’uso di tastiere Korg vintage.Il gruppo ha già annunciato che è al lavoro su un nuovo progetto dal titolo “Musik for dark airports” (un omaggio nel titolo a Brian Eno?) ispirato al crollo delle torri gemelle, in cui intendono alternare pezzi suonati con pianoforti e strumenti preparati o effettati all’estremo, a pezzi di elettronica minimale.

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