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Davide Gammon Scheriani dall’ inizio degli anni ’90, inizia diversi progetti e collaborazioni, con un approccio molto allargato e multiforme all’arte e agli stili performativi. Fonda il collettivo MFA e si dedica alla musica, alla poesia e al teatro.

Paolo Zangara può contare su un’esperienza pluriennale nell’ambito della musica alternativa, che culmina con la sua partecipazione al progetto IK14 (autori di “Holiday in the Universe”, Fridge 1998). Dopo anni di concerti a fianco di artisti della scena internazionale e non (Apollo 440, 99 Posse, Marlene Kuntz), rinforza i suoi crediti in seguito alla felice collaborazione con Ophiuco e con Lo.Mo, il cui disco “Camere da riordinare” (Desvelos 2005) ha potuto contare sulla produzione artistica del bluesman australiano,collaboratore di Nick Cave & Bad Seeds, Hugo Race. Binari paralleli che porteranno all’inizio di una nuova avventura artistica e sonora…

Hikobusha nasce appunto nel 2005: Davide Gammon è l’autore di ballate elettroniche che mischiano il cantautorato “italian-style” di Tenco e Gaber con il “blues” di Joe Henry, Tom Waits e Mark Lanegan. Al progetto partecipano Strix Silverii (chitarra elettrica) e Fabrizio Fogagnolo (contrabbasso). Dopo la pubblicazione di due Ep e la partecipazione ad eventi e rassegne che includono nomi di spicco nel campo della musica alternativa italiana d’autore (Cesare Basile, Deasonika, Macno), nel corso del 2006, Fogagnolo viene sostituito al basso da Paolo Zangara. L’incontro artistico tra Davide e Paolo produce nuovi stimoli e apre una lunga serie di live.

Nell’autunno 2008, il ruolo di chitarrista elettrico del gruppo viene assunto da Stefano Maurizio e la band decide di affiancare alle basi e ai campionamenti un batterista “in carne ed ossa”, Antonio Colombini, che predilige l’utilizzo di una synth-drum (sulla scia di band che hanno conosciuto il loro apice di successo negli anni ’80, come gli arcinoti Joy Division, Depeche Mode, Echo & The Bunnymen,…). Il sound si evolve ulteriormente, abbracciando uno spettro di suggestioni antiche e moderne, che portano idealmente a far convivere gli Interpol con la New Wave fiorentina di metà Anni Ottanta (dai primi Litfiba ai Diaframma), con echi di Massimo Volume e Subsonica.

Nel corso del 2009, la compartecipazione di realtà come GatosYPerros, Minuta e Motherfuckart Prod. porta Hikobusha a realizzare il suo primo Lp, dal titolo: “Dinosauri”.

La gestazione dell’opera ha potuto contare sulla produzione artistica di Giovanni Cleis (sound engeneer e fondatore dello storico gruppo elettro-noise svizzero Table) e la collaborazione Jean Marc Tigani (Fabrizio DeAndrè, Antonella Ruggero, Soerba): nel disco sono stati raccolti alcuni brani dei precedenti due EP di Hikobusha, debitamente riarrangiati, più svariati inediti.

Alle registrazioni hanno partecipato i membri della prima formazione del gruppo (Strix Silverii alle chitarre, Fabrizio Fogagnolo al contrabbasso, Dj Marzetti ai piatti e agli scratches) con alcuni ospiti d’eccezione (Clay Gatti al sax e la voce della cantautrice Maria Lapi).

Il video del singolo “Libero Arbitrio” viene premiato al “Venice Airport Festival”, in occassione del quale la band dà inizio al tour promozionale del disco, che tocca i più noti club del Nord Italia e vede Hikobusha affiancare e aprire i concerti di artisti di riferimento della scena indipendente, come Giorgio Canali & RossoFuoco, Alessandro Raina (AmorFou), Amaury Cambuzat (Ulan Bator), Hugo Race, LaCrus.

Nell’estate 2010 esce un Ep che raccoglie alcuni remixes di “Dinosauri”, affidati a dj, produttori, musicisti, collaboratori ed amici di MFA production. Il disco, stampato in numero limitato di copie e successivamente rilasciato in free download sul sito soundcloud.com, offre una versione inedita e dilatata dei brani di maggiore successo della band, aprendo ancor più il campo alla sperimentazione elettronica e all’utilizzo di campionamenti.

Hikobusha decide quindi di iniziare la stesura di nuovi brani e la composizione di un nuovo disco, che illustri l’innovativa formula di connubio tra cantautorato italiano e disco-punk anglosassone, sull’esempio di band come LCD Soundsystem, AMARI, Daft Punk, Ladytron e altre realtà, nazionali e non, che tentano l’accostamento tra punk rock, dance, elettronica e synth pop.

Il produttore artistico del disco è Paolo Nuas, chitarrista della storica formazione punk rock milanese Punkreas. Sotto la sua guida, il sound di Hikobusha conosce l’ennesima evoluzione, puntando a coniugare l’immediatezza degli arrangiamenti con la ricercatezza dei testi e delle atmosfere, in un connubio tra new wave, elettronica, post-punk e cantautorato italiano.

Il titolo del nuovo lavoro (in uscita nel 2012) è “Discoregime”: undici brani che inscenano un affresco sociale convulso e tragi-comico: da Giorgio Gaber ai Sex Pistols (temerariamente accostati in una cover dell’autore del Teatro-canzone, che sfocia in un finale-tributo ad “Anarchy in the U.K.”…), con testi ispirati da Pasolini e dallo scrittore Raul Montanari, co-autore del brano “Il Male”. La copertina del Cd è affidata all’artista Erique LaCorbeille (Sourmilk, Pop is dead) un’artista poliedrica, che si occupa di fotografia, arte digitale, musica e grafica. L’artwork del libretto interno invece viene commissionato al fotografo Roberto Venegoni.  La compagnia teatrale milanese RadiceTimbrica offre la propria collaborazione alla realizzazione del video-clip previsto per il primo singolo, dal titolo “Cappiolavoro”.

Nel corso del 2013, la band si dedica alla promozione del disco e accoglie un nuovo membro: il polistrumentista Gianmario “Jama” Ferrario, che si occupa degli arrangiamenti orchestrali e manovra sintetizzatori e campionamenti, che spingono il trip-rock di Hikobusha verso sonorità “vintage”, cinematiche e vagamente “seventies”. E’ l’ennesima metamorfosi di questo progetto sonoro e narrativo, che cerca nuovi linguaggi e atmosfere psichedeliche, retro-futuriste.

A fine 2014, è pronto per la stampa il terzo album ufficiale della band, chiamato: “Disordini”.

Undici tracce (compresa la cover “Baby Play Dead” del combo australiano “The Wreckery”, in cui ha militato Hugo Race, che qui collabora al brano in veste di chitarrista) che frullano spezzoni di pellicole italiane d’antan e brani di interviste a Italo Calvino e Alberto Manzi, sovrapposti ai versi del poeta statunitense Gil Scott Heron… un calderone di suggestioni senza apparente logica, attraversate dal cantato/recitato di Gammon e di cantautrici emergenti, come Cinzia Mai e Monica Postiglione, che contrastano col minimalismo della grafica del disco, realizzata dall’illustratore Gianfranco Enrietto (già noto per la sua collaborazione con i Calibro 35).

Il primo singolo estratto dalla tracklist è “Obliquità”: il video è affidato al regista Mattia Molinari, giovane ed eclettico film maker che ha collaborato alla realizzazione di clip con Francesco Sarcina ( Le Vibrazioni), Luca Carboni, Nina Zilli, Tiziano Ferro, Club Dogo e molti altri artisti italiani.

Attualmente, Hikobusha sta raccogliendo contatti e ingaggi per la promozione di Disordini.

 HIKOBUSHA :: line up & discografia

Da sin.: Stefano Maurizio (chitarre), Davide Gammon (voce), Paolo Zangara (basso), Jama Ferrario (tastiera e campionamenti).

HIKOBUSHA :  RECENSIONI

LostHighways // (Gennaio 2010)

Hikobusha scrive canzoni psicotiche e lucidissime, dure, consanguinee di certa stampa che osa la verità, maldicenti, scomode, tossiche, colte, riconoscenti alle proprie fonti, capaci d’Altro e di osarlo. La danza delle ossa, Normalità?, Dinosauro, Il sapore del sangue, Portami via: canzoni dal sobborgo del nostro costato, rettili e impavide, striscianti, sopravvissute: arrivano, e una volta giunte a destinazione mettono radici. Un disco cui porgere il fianco: non tutte le ferite finiscono per nuocere.

[ R.Molteni ] Sentire&Ascoltare // (Gennaio 2010)

Hikobusha, ovvero vivere con la morte dentro. Soprattutto dalle parti di Hiroshima e Nagasaki.

Una new wave patternizzata trip-hop che aspira evidentemente a conquistare lo spessore autoriale di certa tradizione autoctona. Uno scenario decadente e conflittuale come non se ne sentivano da un pezzo, figlio di ruvidezze oscure à la Portishead e di una Mute Records ante litteram, dei Depeche Mode e dei La Crus. Da quest’ultimi i Nostri ereditano approccio serioso e aspirazioni colte, col pallino di aggiornarle di qualche anno e di farle star dentro ai canoni di un rock che non disdegna la chitarra elettrica. Le cose migliori si ascoltano quando a prendere il sopravvento sono la canzone d’autore (Terra di risa e sgomento) e il trip hop (Libero arbitrio), mondi piacevolmente e inaspettatamente confinanti tra cui la new wave fa un po’ da collante.

[ F.Zampighi ] Rockit // (Luglio 2009)

Il mood è incostante e sa di elettronica asciutta, new wave raffinata ed eclettismo, buio profondo joydivisioniano in “Dinosauro” e saluti e baci ai Diaframma come ispirazione e faro; il lavoro scivola fluido e denso lungo minuti di accordi soffici e ricercatezza, “Portami via” oscilla tra capitoli di “Ko de mondo”, indubbi riferimenti a Ferretti nell’umore e nell’uso sinfonico della lingua, figure retoriche s’aggrappano a visioni en plein air crepuscolari, mai in tinte pastello. “Dinosauri” è un frutto, coltivato e cresciuto con l’attenzione necessaria, da una fioritura di pensieri amari e umani, la polpa è melodica e il succo piacevole, un’uscita seducente.

[ M. DiFiore ]

Blow Up Magazine // (Settembre 2006)

La qualità ha un cuore italiano. Il dub-hop à la Utley che apre “Libero Arbitrio” è un cameo ibernato e disgelato alle soglie dell’elettrorock attuale: in “Land of Laughing & Dismay” e nel pezzo che dà il nome alla band si respira buio late-Gahan, claustrofobia tornata in auge si scosta nel rap spanato di “Portami

Via”, un anticipo di aria condizionata artificiale arriva dritta dal prossimo revival 2007.”

[ E. Veronese ]

Beautiful Freaks // (Autunno 2006)

Davide Gammon Scheriani è una vecchia conoscenza di BF.

Adesso il Nostro è impegnato con gli Hikobusha in un interessante esperimento di unione tra atmosfere legate al rock alternativo, al jazz, al trip hop e accompagnate dall’utilizzo di campionamenti di vario genere. Il risultato è complessivamente positivo e la definizione proposta dagli autori di Trip-Rock può in parte rendere l’idea della musica prodotta dal gruppo. A farla da padrone è sempre il riuscito intreccio di un rock molto più elettronico che in passato e i testi, di stampo cantautoriale. Un lavoro sicuramente positivo condito soprattutto da una notevole e apprezzabile dose di personalità.

[ A.P. ]

BlackOut69 // (Dicembre 2005)

Sappiatelo, si tratta di un disco complesso: le sonorità sono accattivanti, gli Hikobusha pescano a piene mani dal trip hop ma lo sporcano di chitarre distorte, la voce è vellutata e spesso assume toni da crooner. Gli arrangiamenti sono complessi, ricchi, l’avrò ascoltato trenta volte, e ancora noto particolari nuovi. Il paragone coi Portishead viene dopo dieci secondi di ascolto (d’altronde loro li citano tra le maggiori influenze), ma ciò non toglie che il demo degli Hikobusha mantenga una sua originalità.

[ Doghead ]

“Hikobusha: trio funambolico dai suoni chitarristici che ti massaggiano il cuore… insomma, una morte interiore che riesce a farti sentire vivo come poche altre cose…. Che ddddire?! Impedibili”.

[ Testo tratto dal forum di Rockit ]

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